Nel colloquio tra Zagrebelsky, costituzionalista, e Vineis,
epidemiologo, condotto da Francesca Sironi su L’Espresso n. 16 del 12 aprile 2020, traspare
tutto lo scoramento dovuto alla pandemia che dal 20/02/2020, sta sconvolgendo
il nostro paese. Questo perché non si vedono soluzioni, né sotto il profilo normativo,
né sotto il profilo tecnico-ambientale.
Eppure di pandemie ne abbiamo avute tante, dalla notte
dei tempi. Stesso discorso per terremoti, inondazioni, eruzioni, tsunami,
cicloni, incendi ed altro, ossia gli eventi disastrosi che vanno ripetendosi con
impressionante assiduità. Ecco, stupisce che oggi, in piena globalizzazione, ci
possano essere delle lacune tanto enormi nella comprensione dei fenomeni
naturali, soprattutto a livello micro-cosmico.
Non c’è, infatti, consapevolezza circa i meccanismi che
regolano l’attività negli strati più alti della superficie terrestre. Siamo con
gli occhi puntati su Marte, in cerca di acqua e di vita, ma dimentichiamo che
Marte, il Sole, la Luna e via discorrendo, ossia tutti gli “astri” visibili a
occhio nudo, sono stati oggetto di studi astrologici millenari.
Tutto ciò accadeva quando l’astrologia era considerata ancora
una scienza. Se dovessi fissare una data, direi fino a inizi del 1700, come
preludio alla scoperta di Urano, il primo degli astri non visibili a occhio
nudo. Il nome lo dice: l’astro governa il mutamento nel cielo e negli spazi
eterei, attraverso il “fluido” che consegna al Tempo il suo carattere universale.
In quegli anni, l’astrologia viene ufficialmente bandita.
E tuttavia, se andiamo a vedere, le mappe astrali sono sempre le stesse, ultramillenarie;
gli astri sono pure gli stessi, anzi di più, se aggiungiamo quelli non visibili
a occhio nudo, oltre a Urano (1780), Nettuno (1840) e Plutone (1930); infine, i
segni astrologici, sono ultrasecolari; dunque, l’astrologia naturale non è
cambiata.
La dottrina affonda le proprie radici nei testi
Tolemaici, in particolare i 4 volumi dedicati agli elementi naturali, il “Tetrabiblos”,
ai quali via via si aggiungono richiami che spaziano da Eraclito, Empedocle ed
Esiodo a Paracelso. L’apice si raggiunge con Tiko Brahe, Copernico, Giovanni
Keplero, e poi Galileo, Campanus, Regiomontanus ecc. ecc.
La bibliografia è ricca di studi e ricerche in campo
astrologico. Tra gli autori italiani di oggi, cito Enzo Barillà, Grazia Mirti e
Giuseppe Bezza.
Il senso di tali ricerche è stato completamente rimosso, con
la conseguenza che oggi siamo del tutto ignari circa le relazioni esistenti tra
le forze e gli elementi, e quindi impreparati di fronte ai cataclismi naturali,
in massima parte causati da una condizione di instabilità, che tende ad
evolvere fino a reggiungere un nuovo equilibrio tra le forze agenti a livello microcosmico.
Nulla di cio’ che accade in Natura è casuale, c’è una
spiegazione a tutto. L’astrologia non serve a “prevedere” i fenomeni nel
momento in cui l’equilibrio tra i vari enti è irrimediabilmente compromesso,
occorrono ben altre competenze adeguate a questo compito. Serve a dare in tempo
reale una caratterizzazione specifica delle forze in gioco, al punto che se ne
possano intuire le cause e di conseguenza prevedere i possibili effetti.
L’approccio astrologico di fronte ad una materia cosi
complessa, è qui semplificato in due articoli, il primo dal titolo
“L’astrologia e la matematica celeste nell’osservazione dei fenomeni naturali”,
pubblicato su questo blog il 06/06/2013, e il secondo dal titolo “Navigatori
senza memoria” pubblicato il 14/04/2013.
Il 20/02/2020 si è verificato uno stellium di pianeti in
Capricorno, che richiama una configurazione similare, rilevata nel marzo 2013,
vedi “Navigatori senza memoria“. Questo permette di considerare come possibile data di inizio del coronavirus la concentrazione anomala di pianeti appunto emersa nel
2013.
Quanto sopra, nel momento in cui si sta discutendo se il
virus non sia stato creato in laboratorio.
Giuseppe A. Romano
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