mercoledì 7 novembre 2018

Una lettura per i ragazzi di tutte le età

"i fratelli della costa"

Un racconto che ci porta al tempo dei pirati, quando i valori di libertà e uguaglianza avevano il loro giusto peso.

lunedì 8 ottobre 2018

Qualcosa anziché il nulla - Repetita iuvant

Di seguito alcuni post sull'argomento: 


qualcosa anziché il nulla … (3)


mercoledì 4 maggio 2011, 17.01.40 | pinio

Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, chiude la “rassegna” avviata dai media (vedi la Repubblica del 29 Aprile u.s.) intorno ai fisici del Novecento, che abbiano in qualche modo cercato di rispondere al quesito sopra evocato.

Di Feynman, che secondo Stephen Hawking “lavorava al California Institute of Technology  e suonava i bongos in un locale di spogliarelli dei dintorni”, si può dire che le promesse contenute in quel riconoscimento tanto ambito, non sono state mantenute.

Molto di più, a mio parere, ha dato Francis Crick (Nobel assieme a Watson, nel 1962).


Restando nei limiti filosofici della questione, occorrerebbe sapere se abbia ancora un senso la stessa realtà, se vista di giorno o di notte.

Non si tratta di definire l’Universo, uno o più d’uno, statico o in espansione, finito o infinito, ecc.. con gli scatti fotografici e i raggi laser. Basterebbe eliminare tutte le sterili dicotomie, ben sapendo che bisogna ragionare non su paradigmi ma su entità elementari, come il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra: dentro di noi, intorno a noi, tra di noi e gli stessi pianeti, così come da millenni vengono rappresentati, attraverso i 12 segni astrologici del cielo zodiacale.
     
perché esiste qualcosa anziché il nulla (2)
mercoledì 27 aprile 2011, 11.04.04 | pinio

Ritorno sull’argomento per commentare l'ennesimo libro, appena uscito in libreria: il titolo è “NULLA”, l’autore è Frank Close, fisico delle particelle ad Oxford.

A parlarne, il buon Maurizio Ferraris su “la Repubblica” del 16 Aprile u.s.

Anche qui, si parla di “vuoto”. E non mi stupisco, dato che il ”nulla” è incommensurabile, mentre il “vuoto” sì! Basta un comune tavolo di laboratorio. Et voila, les jeux sont faits. Ma, c’è un ma! occorre passare dalla fisica “ingenua” (newtoniana, immediatamente accessibile ai sensi) a quella “esperta” (quantistica). E non tutti sono d’accordo.

Non tanto su questo passaggio (oramai è scontato) tra vecchio e nuovo, quanto sulla validità e conseguente accettazione delle varie teorie relativistiche (spazio-tempo curvo, ecc.)

Le cose qui si complicano. E il dannato tavolo di laboratorio non serve più a nulla.

Forse, è meglio aspettare i risultati dal CERN. Altrimenti, si finirebbe a parlare del “resto di niente” e … faremmo un “buco nell’acqua”.

perché esiste qualcosa anziché ilnulla?
venerdì 11 febbraio 2011, 17.51.22 | pinio

Da Leibniz a Fred Hoyle, Stephen Hawking e ultimo, in ordine di tempo, il fisico Mario Novello(*), da anni, la cosmologia vaga nel “vuoto”.

Le teorie sono tante, dal big - bang alle stringhe cosmiche, dallo spazio-tempo curvo all’ultima novità, appunto di Novello: la “fluttuazione del vuoto”. Tutte suggestive, direi credibili e sopratutto inconfutabili.

Eppure, la scienza non fa un passo avanti

(*) Autore di “Qualcosa anziché il nulla”, edito da Einaudi

giovedì 4 ottobre 2018

La dicotomia tra il "bene" e il "male": René Guénon

Nel Symbolisme di febbraio 1939, G. Persigour completa il suo studio su Le Centre du Monde et de l’Etre, è verissimo che “in tutte le sue parti l’Universo porta il sigillo della dualità”, dal momento che la polarizzazione dell’Essere è la condizione preliminare e necessaria di qualsiasi manifestazione, ma perché definire “malefica” questa dualità, e perché concepirla sempre sotto l’aspetto cosi specifico, e completamente secondario, di un’opposizione tra il “bene” e il “male”?

René Guénon, Recensioni (pag. 128) - Luni Editrice, 2005

lunedì 23 aprile 2018

Il punto di vista della dottrina astrologica

"Il torto della concezione deterministica è quello di vedere il passato dal punto di vista del presente, il che ci fa credere in una causalità che in partenza poteva non esistere. 


Il semiologo Jurij Lotman affermava che questo ci accade, ad esempio in campo letterario, quando giudichiamo la trama di un romanzo partendo dalla sua conclusione, perché allora cancelliamo inconsciamente tutte le eventualità escluse, le scelte scartate, finendo con l’alterare i reali contenuti di partenza. Il comportamento limite, in questo caso, è infatti quello di creare a ritroso una trama diversa da quella effettiva ma più gratificante."

Ciò avviene, a mio parere, anche oggi nel campo delle scienze cosiddette naturali; l’errore in questo caso sta nella visione deterministica fondata sostanzialmente sul principio di causa ed effetto.


Se un simile approccio è d’obbligo in laboratorio, dove si producono le cause e si osservano in tempo reale gli effetti, è senza dubbio insufficiente quando vogliamo invece indagare i meccanismi di un dato evento naturale. 

. . .


Tratto dall'articolo "Causa ed Effetto" di Giuseppe Romano, pubblicato in “Elfo” - Anno IX -  N.° 25, Estate 1997 e su questo blog l'08/01/2011 (cerca tra i "rimasugli").


post pubblicato l'08/01/2011