Per antica consuetudine, il numero "3"
indica ciò che ai nostri occhi appare perfetto,
come, ad esempio, la bellezza in sé e l’armonia dei ritmi naturali scanditi
dalla terna Sole-Terra-Luna. Dal “3”
discendono la triade, il ternario, la trinità e varie altre raffigurazioni che
ci riportano al mondo arcaico e alla mitologia.
Aggiungiamo ora, al nutrito panorama
iconografico già noto, una triade del tutto inedita, cui ho assegnato il nome
di “terranea”.
Attraverso di essa, si vuole evidenziare un
aspetto caratteristico della nostra complessa realtà biologica, che posso così
sintetizzare: esiste, radicata in ogni essere umano della Terra, una genìa avente, per sua essenza o ragione,
il compito di guidare l'uomo nell’affermazione della propria identità naturale,
che è “umana” e “terrena”.
In altre parole, con la genìa l'uomo costruisce e rafforza i caratteri biologici della sua
esistenza terrena, e quindi - adattandosi e confrontandosi con l’ambiente naturale
in cui si trova a vivere - il destino proprio e quello della sua comunità, se
non della sua stessa “specie”. L'uomo è portato costantemente a rinnovare la
propria identità e ciò avviene per opera della genìa, in un periodo determinato del suo ciclo biologico.
E' la "genìa", perciò, a far emergere la sua radice terrena e
l’attaccamento alla Vita, che sono le condizioni fondamentali per il suo
ciclico rinnovamento.
Alla triade terranea va allora il compito di
raffigurare quel processo naturale, che fa capo alla suddetta genìa, in forza del quale si manifesta e
opera l’Intelletto umano, inteso come
polo delle attività cerebrali superiori.
Per cominciare, diciamo intanto che il numero
"3" si presta per indicare la direzione Ascendente, quella che sul
piano dell'Orizzonte coincide con l'Oriente, ossia con il punto in cui ogni
giorno si leva il Sole a formare l’aurora.
Questo punto corrisponde nel quadrante delle direzioni cardinali alle ore
"3" dell’orologio. In questo senso, il tre è la vita che prorompe, è
lo sbocciare, l’avvio concreto verso la luce piena e quindi, per antonomasia,
l’attimo più fulgido e fortunato della vita stessa. Si spiega così il senso che
diamo al numero "3", della “vita che sboccia”, della vita protesa
verso la sua piena essenza ed aurea manifestazione.
Sappiamo ugualmente, dalla numerologia, che
il numero "4" trasmette invece il senso dell'ordine simmetrico, del
blocco perenne e inamovibile, di cui la natura si fa carico per garantire la
necessaria stabilità di ogni suo meccanismo, e quindi anche il senso della
stasi che in ogni ciclo segue o precede il movimento. Il "3"
raffigura il senso della vita e del movimento, il "4" il senso
dell'equilibrio connesso alla totalità e perciò la “fine” stessa, in quanto ci
appare di per sé immanente e ineluttabile.
Per questa ragione, i “4” Re Magi sono diventati nella
cultura popolare “3” .
E' noto, infatti, ormai a tutti, che in quattro fossero partiti, dai (4)
“angoli” del mondo, e nonostante ciò, ci ostiniamo a indicarne solo
"3" davanti alla capanna del Redentore. I loro doni erano la Mirra,
che rappresenta l’elemento Acqua, l’Oro l’elemento Fuoco e l’Incenso l’elemento
Terra. Non ci meraviglia, quindi, che manchi il quarto dono, giacché
rappresenterebbe proprio l’elemento Aria, da sempre associato all’Occidente,
che è appunto il luogo dove tramonta il Sole, raffigurato peraltro dai Maya con
il colore nero.
L’operazione "3" in luogo di
"4" non è nuova: gli antichi enumeravano solo tre stagioni anziché
quattro, ad esempio l’inverno, la primavera e l’estate; la quarta più che una
stagione, era un periodo di transizione tra un ciclo annuale e il successivo 1.
Un altro esempio ci viene dai segni
zodiacali, che sono in tutto dodici e quindi tre per ciascuna stagione. Iniziamo
dalla primavera, abbiamo nell’ordine: l’Ariete, segno di Fuoco, il Toro segno
di Terra e i Gemelli segno d’Aria. Mancherebbe quindi un segno, perciò anche in
questo caso mancherebbe il quarto segno, che dovrebbe rappresentare l’elemento
Acqua. Si noti però che un segno d’Acqua precede la primavera (i Pesci) e un
segno (il Cancro) la segua. Non è dunque casuale che il segno associato
all’elemento Acqua manchi dal novero dei segni primaverili. Lo stesso vale per
le altre stagioni: in quella estiva manca l’elemento Aria, ma è preceduta da un
segno d’Aria (i Gemelli) ed è seguita da un segno d’Aria (la Bilancia ), e così è per
la stagione autunnale con l’elemento Terra e per quella invernale con
l’elemento Fuoco.
Il fatto che manchi un elemento ben preciso
in ciascuna stagione o meglio, che siano sempre attivi tre elementi su 4, sta
ad indicare che uno dei quattro elementi è da considerarsi al di fuori del
processo fisico-biologico che caratterizza quella data stagione. L’acqua,
infatti, tornando al nostro esempio, non favorisce i meccanismi naturali che
agiscono nella stagione primaverile, nella quale deve dominare ed esprimersi il
concetto di forza, ciò che serve a
produrre la “spinta” necessaria per far ripartire il nuovo ciclo annuale dopo
la pausa invernale. Per potersi esprimere al meglio, la forza richiede calore e rifiuta appunto l’acqua che,
producendo umidità, determinerebbe il raffreddamento e il conseguente
impoverimento dell'organismo fisico al lavoro in quel momento. Questo stesso
processo fisico-biologico si ripete identicamente per le altre stagioni.
Anche nei segni zodiacali abbiamo perciò, a
buona ragione, corretto la quaterna
in una terna e i segni, che erano appunto originariamente “16”, sono diventati
definitivamente “12” ,
come appunto li vediamo nello Zodiaco post-tolemaico di Tycho Brahe.
Un altro esempio è dato dalle fasi lunari.
In passato, si tendeva a non considerare la fase della Luna "nuova",
perché il disco lunare è invisibile, sta nascendo: da qui deriva la diffusa
credenza che durante l'eclisse solare, in cui la Luna diventa “nuova” ricoprendo
il Sole, le nascite fossero particolarmente delicate e a volte addirittura
funeste. E tuttavia, ancora oggi, facciamo molta attenzione di fronte a questi
fenomeni naturali; sappiamo che un simile evento coincide con il momento più
“critico” del ciclo soli-lunare: il Sole e la Luna sono infatti perfettamente
allineati con la Terra che, trovandosi in una posizione “esterna” rispetto ai
due luminari, ne risulta per così dire indebolita.
Sono ancora tanti gli esempi. Li possiamo
trovare nella letteratura, pensiamo ai tre moschettieri, perché “3” e non “4” ? 2; nell’iconografia simbolica
(i vari trittici); nella cultura scientifica tradizionale (pensiamo ai tre assi
cartesiani); in quella ermetica (zolfo, mercurio e sale), e così via.
Dalle argomentazioni fin qui esposte, ci
sembra allora di poter dedurre una regola: la soppressione dell'“uno dei
quattro” - e conseguente formazione della triade - è avvenuta in tutti i tempi
e i luoghi del processo evolutivo come un’operazione correttiva della realtà intelligibile, compiuta dall’uomo
essenzialmente per conservare e procrastinare quel senso dinamico della vita
che dal numero "3" pare discendere. Vorrei aggiungere: nell’intima e
artificiosa speranza di ritardare ogni e qualsivoglia “conclusione”, da
ritenersi dal punto di vista fenomenico sempre e comunque prematura.
In campo religioso, la triade è nata per dare
un senso di pienezza e di popolarità all’ispirazione divina, ma non si può
anche qui escludere che l’operazione sia di fatto servita per esaudire le più
intime aspettative umane. In nessun caso, l’uomo non avrebbe gradito un'entità
superiore che non fosse per lo meno "triadica" e meno che mai
"quadratica", per le ragioni qui sopra esposte. A riprova, il fatto
che tutti i popoli antichi veneravano "3" divinità fondamentali: si
pensi alle numerose triadi che ci ha consegnato la Storia, ad esempio, quella
romana Iuppiter-Mars-Quirinus, l’equivalente triade germanica
Odhinn-Thorr-Freyr3, la “triratua” (o triplice gioiello) Buddha-Dharma-Sangha4, e ancora la ben
nota Osiris-Isis-Horus e quella indù Shiva-Brahma-Vishnu e così tutte le altre
più o meno famose triadi.
Così come nel campo religioso l’uomo ha
trovato nella triade sovrumana, costituita dal Padre, dal Figlio e dallo
Spirito Santo o Verbo Divino, il modello attraverso il quale esprimere il
proprio innato bisogno di trascendere la realtà oggettiva per far emergere la
propria spiritualità, tendente, peraltro, a ristabilire l’unicità e la
superiorità o immanenza dell’essere; così dal bisogno ugualmente innato di comunione e di partecipazione alla vita terrena nasce nell’uomo l’ordinativo
assoluto di comporre e alimentare il proprio focolare di vita, trasmettere i
propri comuni valori etici, conoscere e indagare la materia stessa per
accrescere la “Coscienza”, con la quale costruire il proprio comune Destino.
Viene perciò naturale pensare all’esistenza
di una triade appunto terranea, la cui finalità sarebbe quindi quella di
accogliere e guidare le istanze più propriamente euristiche dell’uomo in un
arco, ben preciso, della sua esistenza terrena. La più idonea per rappresentare
e condividere l'intelligibilità della materia umana è quindi la triade
costituita dalla Madre, dalla Figlia e dalla mediatrice “Coscienza"
interiore.
E infine la “Coscienza”, raffigurata da
Nemesi, colei che favorisce la trasformazione del Sé, l’atto attraverso il
quale l’essere umano diviene soggetto capace di perpetrare la Vita , facendola emergere
quale desiderio di luce. In chiave
macrocosmica: il pianeta Nettuno.
In termini simbolici, la Madre è la Terra , intesa come materia
che ci sostiene e ci alimenta, la
Figlia è il Cielo Stellato, e la Coscienza è il Mare che,
appunto, è per il nostro pianeta ciò che il liquido amniotico è per il feto.
La triade così definita si pone, come
dicevamo, in antitesi alla triade divina, quasi a rappresentare un “progetto”
ben strutturato di una parte della nostra “struttura” vivente, risulta perciò una
componente importante del microcosmo umano, che l'uomo deve imparare a
riconoscere in sé, per meglio comprendere la propria complessa alchimia
biologica. La conoscenza stessa dei meccanismi naturali umani resterebbe
altrimenti limitata alla già troppo consumata trasposizione triadica di
Spiritus-Anima-Corpus, che pure discende dall’originaria e sempre attuale
Cielo-Terra-Uomo.
Se pensassimo che la triade umana appena
accennata, Madre-Terra, Figlia-Cielo Stellato e Coscienza-Mare – dove Mare
significa luogo di genitura della vita e quindi mezzo per il superamento delle
tenebre - sia trascurabile e insignificante nella teogonia cosmologica moderna,
commetteremmo un errore di cui sarebbe appunto la stessa comune Coscienza interiore a risentirne,
portandoci a uno stato evolutivo sempre più oscuro e ineluttabile, ancorché
tecnologicamente avanzato.
L'obiettivo è riscoprire appunto i valori più significativi della
nostra identità, ciò che permette all'uomo di sentirsi centro naturale di un
sistema costituito, lungo l’asse Nord – Sud, dal polo superiore, associato allo
Zenit o Medium Coeli, e dal polo inferiore, associato al Nadir o Imum Coeli e,
lungo l’asse Est – Ovest, dalla direzione definita Levante o “Ascendente” e
quella opposta definita Occidente o “Discendente”.
Troveremmo che è possibile costruire anche per queste due direzioni
cardinali, ”Ascendente” e “Discendente”, delle forme triadiche con le quali
rappresentare altri aspetti della complessa attività umana, come abbiamo appena
mostrato con il polo cosiddetto “terraneo”, che abbiamo associato al Nord e al
medium coeli5.
Infine, potremo finalmente tracciare il quadrante completo del
microcosmo umano e, a quel punto, arriveremmo forse a conoscere meglio la
relazione esistente tra il microcosmo umano e il macrocosmo.
Articolo pubblicato su “Elfo” - Giornale dell’A.S.S.A - Inverno 2000, Anno
XII N.° 37
Note:
1) Hermann Usener,
Triade - Saggio di numerologia mitologica - (178) Guida, 1993
2) Reinhard Brandt -
D'Artagnan o il quarto escluso - Feltrinelli, 1998
3) Georges Dumézil,
Gli Dei dei Germani - (38) Adelphi, 1984
4) René Guenon, La Grande Triade -
(190) Adelphi, 1994
5) In virtù del moto
“apparente” del Sole rispetto alla Terra, dato dalla rotazione della Terra
intorno al suo asse, le due direzioni cardinali – Est e Ovest - appaiono nello
Zodiaco invertite: ponendoci con le spalle al Nord, Est appare alla nostra
destra ed Ovest alla sinistra, per cui Mezzogiorno appare a Nord e Mezzanotte a
Sud.
Nessun commento:
Posta un commento