Astrologia e Scienza (Linguaggio Astrale, CIDA anno XXIV n. 94 - 1994)

Astrologia e Scienza -
di Giuseppe Romano

Dopo Einstein, sono in molti ad aver accantonato i principi dettati dalla scienza tradizionale per esplorare nuove strade, che si pongono al confine tra la scienza e la filosofia, tra la logica che nasce dalla sperimentazione e quella che proviene dalla metafisica, ed attualmente paiono queste le uniche strade “praticabili” per arrivare alla conoscenza dell’universo.
Oggi come in passato, agli scienziati, ai filosofi e a tutti coloro che sono impegnati in questa ricerca, si uniscono (a buon diritto) gli astrologhi, i quali, studiando le possibili correlazioni tra i movimenti celesti e le attività umane, possono avanzare nuove ipotesi sull’interpretazione dei fenomeni naturali.
Dal punto di vista astrologico, la vita sul nostro pianeta si svolge attraverso processi ciclici nei quali intervengono un certo numero di forze in costante equilibrio tra di loro. La concezione corrente è invece quella basata sull’evoluzione dei fenomeni naturali di tipo lineare e progressivo (o irreversibile), che la nostra cultura ha recepito soprattutto dalle leggi fondamentali della scienza e della fisica classica.
Che l’evoluzione naturale segua un processo ciclico, nel quale causa ed effetto sono intercambiabili (l’effetto può diventare causa esso stesso di un altro effetto e così via), risale nientedimeno che ad Empedocle (IV° secolo a.C.), noto per i suoi studi sull’attività dell’Etna, il quale per primo concepì nel dualismo delle forze il fondamento della Natura. Egli aveva definito queste due forze come forza dell’Amore e forza dell’Odio. Ed ultimo in ordine di tempo, Dane Rudhyar (1895 – 1985) famoso filosofo ed astrologo di origine francese, il quale ripete la stessa idea con la forza-giorno e la forza-notte.
Questi simbolismi fanno pensare ad una realtà che non si è abituati a conoscere. Eppure, la loro interpretazione “astrologica” dei fenomeni naturali è corretta: il principio secondo il quale ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, noto come terzo principio della dinamica, andrebbe difatti rivisto ed esteso,  nel senso che in Natura non esiste una “azione” che possa definirsi fine a se stessa, e che dia luogo ad una “reazione” uguale ed opposta. A mio parere, le azioni naturali sono concomitanti ed in equilibrio tra di loro: se esiste l’una, esisterà anche l’altra, il che vuol dire che ci troviamo in presenza di una “coppia” di azioni e non di una azione che genera l’altra.
Le due azioni, beninteso, possono svilupparsi per caso o per causalità che possiamo anche non conoscere; esse tuttavia sono contraddistinte dal fatto che l’una è di segno positivo e l’altra di segno negativo, ossia dalla loro “polarità”. Le due azioni possono naturalmente essere entrambe neutre, quindi alternativamente positive e negative.
Ne consegue che ogni processo naturale passerà attraverso una successione di cicli o eventi, ciascuno caratterizzato dalla condizione di equilibrio tra le forze (di segno opposto) che si rendono attive in quel ciclo o evento naturale.
Quella che abbiamo definito come condizione di equilibrio si realizza costantemente all’interno del nostro ambiente. Pensiamo ad esempio alla forza gravitazionale, essa è una forza di segno positivo (consideriamo positive le forze attrattive e negative quelle repulsive) che ci spinge verso il centro della Terra. Ad essa si oppone una forza equivalente di segno negativo, che si esprime attraverso la resistenza del suolo, che tenderebbe ad allontanarci dalla Terra, a far “scoppiare” il nostro pianeta. Le due forze sono concomitanti ed in equilibrio costante tra di loro, e per gli effetti di questa azione combinata, noi restiamo per così dire attaccati al suolo, ossia costantemente in equilibrio.
Provando ad estrapolare questo concetto al nostro sistema cosmico, troviamo che i pianeti, per bilanciare le azioni generate dal Sole, eserciteranno, a loro volta, delle forze della stessa natura: ciascuno di essi esprimerà cioè un’azione di segno positivo o negativo, o entrambe alternativamente.   
Tanto Keplero con le sue leggi sul moto dei pianeti, quanto Newton con la sua teoria della gravitazione universale ignoravano ciò che si è scoperto più tardi con l’elettricità, e cioè che la polarità potesse essere una proprietà intrinseca delle singole masse planetarie. La stessa teoria dell’attrazione universale oggi verrebbe così riscritta: “le masse materiali si attraggono o si respingono per azione di due forze magnetiche proporzionali alle masse stesse ed inversamente proporzionali al quadrato della loro distanza”.  Ovverosia, non è detto che i pianeti siano tutti attratti dal Sole, come aveva immaginato Newton. Alcuni vengono respinti e, di fatto, tanto gli uni che gli altri sono soggetti ad azioni equivalenti ed antitetiche, con il risultato di dover tutti orbitare intorno al Sole. Viene così garantita quella condizione di equilibrio a cui abbiamo accennato sopra.
Tutto questo, a onor del vero, non dice nulla che non si sappia già. Mi riferisco alla teoria secondo la quale il Cosmo è assimilabile ad un atomo, nel quale il Sole è il nucleo centrale ed i pianeti sono i protoni ed elettroni o ancora neutroni, ossia particelle che esercitano un’azione convenzionalmente definita con un segno positivo o negativo, il che corrisponde a quanto abbiamo appena detto.
Riguardo alle leggi che regolano l’attività planetaria, l’ipotesi più probabile dal punto di vista astrologico è quella che considera il nostro ambiente cosmico come un’immensa nebulosa, la cui attività costante è quella di sviluppare un “fluido”, che ha le stesse caratteristiche di una corrente elettrica: un fluido che si sviluppa - tra due corpi qualsiasi - per effetto della “doppia” polarità tra di loro stabilitasi, dove per corpo si deve qui intendere una qualsiasi entità fisico chimica in costante attività - la quale si realizza a determinate temperature, che sono variabili per ciascun corpo.
L’elettricità si configura quindi come una proprietà di ciascun corpo, essendo il risultato del “lavoro” fisico chimico prodotto al suo interno. Le cariche elettriche si muovono sui corpi come i pattini sulla pista di ghiaccio. In Natura, perciò, ogni corpo è un “conduttore” e sarà quindi “attivo” se la polarità è positiva, “passivo” se la polarità è negativa, isolante se la polarità è neutra.
Proviamo ad esempio, a rifare un vecchio esercizio, che tutti conosciamo bene per averlo fatto ai tempi della scuola. Strofinando una matita sulla giacca, notiamo che essa, posta vicino ad un pezzo di carta, lo attrae.  Il fenomeno viene spiegato come un passaggio di cariche elettriche dalla giacca alla matita, le quali attirano quelle sulla carta. E non è affatto così. Attraverso lo strofinio si determina una variazione di temperatura sulla superficie della matita, tale da innescare un’alterazione dell’equilibrio tra le cariche elettriche esistenti sulla matita, con la conseguenza che queste (e non quelle della giacca) si muoveranno sulla superficie della matita e si disporranno in una nuova configurazione compatibile con la variata temperatura che si è determinata sulla matita: non vi è quindi un passaggio di cariche, ma una ridistribuzione delle cariche interne, sia sulla giacca che sulla matita, tale da determinare un accumulo di  cariche dello stesso segno sulla superficie della matita che attirerà le cariche di segno opposto presenti sulla giacca.
Un esempio naturale è dato dall’aria, essa si “muove” dal basso verso l’alto, in quanto a contatto della terra, si riscalda e quindi se ne allontana, verso l’alto, prendendo il posto di quella (più fredda) che era in alto, a ciclo continuo. Ma, la spiegazione più completa è un’altra: L’Aria è un fluido a polarità positiva, mentre la Terra ha una polarità negativa, dunque l’Aria è attratta dalla Terra, ma è anche costretta a muoversi dal basso in alto e viceversa, per effetto del suo continuo riscaldamento. 
Ciascun corpo, insomma, ha una sua dotazione elettrica o polarità, che si mantiene costante a parità di temperatura, tanto una matita, quanto un uomo, tanto l’aria quanto l’acqua, e lo stesso vale per i pianeti. Guardiamo ad uno dei fenomeni di polarizzazione più frequenti: il fulmine. In tale evento, succede che – per ragioni varie (clima, pressione atmosferica, temperatura, ecc.) – si viene a determinare, in una zona ben precisa, un accumulo di cariche elettriche, aggiungo: di segno positivo nell’aria e negativo nell’acqua – tale da innescare una scintilla che si sviluppa lungo un opportuno canale di separazione tra i due mezzi, fino a disperdersi nell’aria stessa o in terra.
Ciò fa sì che ciascun corpo influenzi o resti influenzato dai corpi con i quali interagisce, in rapporto alla sua “dotazione” elettrica specifica ed al suo “calore” specifico. Questo ed altri esempi dimostrano l’esistenza della polarità elettrica nei corpi naturali, ivi compreso i pianeti.
Il risultato, che si ottiene, attraverso l’Astrologia naturale, è una fotografia d’insieme dell’attività planetaria, che ci rivela, in più rispetto a quanto già ci è dato di conoscere, anche la sottile regia che unisce l’azione di un pianeta a quella degli altri pianeti, ed è proprio da questa azione, espressa dai pianeti naturalmente in modo dualistico, che nasce quella “costante”, in grado di assicurare la sopravvivenza stessa dell’Universo. Uno degli effetti più evidenti della teoria “modificata” di Newton, sopra accennata, lo si vede nel fenomeno delle maree. L’azione “opposta” esercitata dal Sole e dalla Luna sul nostro pianeta, determina il movimento dell’acqua, noto appunto come bassa o alta marea, e dell’aria come abbiamo appena visto. 
Dalla micro-cellula umana al macrocosmo, l’attività dell’uomo è riconducibile a quella dei pianeti ed entrambi rispondono alla stessa legge della Natura, la quale ha il suo fondamento nel perenne confronto tra forze, tra loro antitetiche, che poi costituisce il principio simmetrico a base della moderna dottrina astrologica, che punta sull’equa divisione zodiacale del cielo astrale.
E’ divertente immaginare il 1° uomo nel suo 1° giorno di vita terrena, egli dovette accorgersi che esistevano due sole cose al mondo: la Materia e la Speranza. Il giorno dopo, dalla prima doveva nascere la “Scienza” e dalla seconda la “Fede”. Per questo, non possiamo farne a meno, né dell’una né dell’altra. Ma, l’Astrologia, oggi riconosciuta soprattutto come arte divinatoria - con esiti direttamente proporzionati alla preparazione culturale ed etica di chi la esercita - è tra le materie di studio la più antica.
Anzi, un tempo, gli scienziati, i filosofi, persino gli uomini di Chiesa, studiavano gli astri e compilavano oroscopi, per arrivare forse a scoprire l’intelligibilità della materia. Oggi, questo patrimonio di cultura può esserci ancora utile per aiutarci a dare le risposte ai quesiti che rimangono tuttora aperti.  
     

1 commento:

  1. Il 2 febbraio 1993, la prima stesura di questo articolo fu inviato al Direttore de "LaRepubblica", quale contributo al dibattito in corso su "Scienza e Fede", l'ennesimo. Il Direttore rispose con una lettera, nella quale diceva che erano stati pubblicati numerosi articoli e pertanto, si era preferito chiudere il discorso.

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