qualcosa anziché il nulla … (3)
Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965, chiude la “rassegna” avviata dai media (vedi la Repubblica del 29 Aprile u.s.) intorno ai fisici del Novecento, che abbiano in qualche modo cercato di rispondere al quesito sopra evocato.
Di Feynman, che secondo Stephen Hawking “lavorava al California Institute of Technology e suonava i bongos in un locale di spogliarelli dei dintorni”, si può dire che le promesse contenute in quel riconoscimento tanto ambito, non sono state mantenute.
Molto di più, a mio parere, ha dato Francis Crick (Nobel assieme a Watson, nel 1962).
Restando nei limiti filosofici della questione, occorrerebbe sapere se abbia ancora un senso la stessa realtà, se vista di giorno o di notte.
Non si tratta di definire l’Universo, uno o più d’uno, statico o in espansione, finito o infinito, ecc.. con gli scatti fotografici e i raggi laser. Basterebbe eliminare tutte le sterili dicotomie, ben sapendo che bisogna ragionare non su paradigmi ma su entità elementari, come il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra: dentro di noi, intorno a noi, tra di noi e gli stessi pianeti, così come da millenni vengono rappresentati, attraverso i 12 segni astrologici del cielo zodiacale.
Ritorno sull’argomento per commentare l'ennesimo libro, appena uscito in libreria: il titolo è “NULLA”, l’autore è Frank Close, fisico delle particelle ad Oxford.
A parlarne, il buon Maurizio Ferraris su “la Repubblica” del 16 Aprile u.s.
Anche qui, si parla di “vuoto”. E non mi stupisco, dato che il ”nulla” è incommensurabile, mentre il “vuoto” sì! Basta un comune tavolo di laboratorio. Et voila, les jeux sont faits. Ma, c’è un ma! occorre passare dalla fisica “ingenua” (newtoniana, immediatamente accessibile ai sensi) a quella “esperta” (quantistica). E non tutti sono d’accordo.
Non tanto su questo passaggio (oramai è scontato) tra vecchio e nuovo, quanto sulla validità e conseguente accettazione delle varie teorie relativistiche (spazio-tempo curvo, ecc.)
Le cose qui si complicano. E il dannato tavolo di laboratorio non serve più a nulla.
Forse, è meglio aspettare i risultati dal CERN. Altrimenti, si finirebbe a parlare del “resto di niente” e … faremmo un “buco nell’acqua”.
perché esiste qualcosa anziché ilnulla?
Da Leibniz a Fred Hoyle, Stephen Hawking e ultimo, in ordine di tempo, il fisico Mario Novello(*), da anni, la cosmologia vaga nel “vuoto”.
Le teorie sono tante, dal big - bang alle stringhe cosmiche, dallo spazio-tempo curvo all’ultima novità, appunto di Novello: la “fluttuazione del vuoto”. Tutte suggestive, direi credibili e sopratutto inconfutabili.
Eppure, la scienza non fa un passo avanti
(*) Autore di “Qualcosa
anziché il nulla”, edito da Einaudi
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