“Meglio
restare una notte fuori casa inutilmente, come é successo in Garfagnana, che
restare in casa e crepare, come successe all’Aquila” afferma ,oggi, Francesco Merlo sulla prima pagina di
"Repubblica”. E poi “... Allo stesso modo
il passaggio dell’uragano Irene non distrusse New York evacuata nell’agosto del
2011. Ma la prudenza, a New York come in Garfagnana, rimane una virtù anche se
l’apocalisse poi non arriva e tutti tirano un sospiro di sollievo”.
Il prefetto Gabrielli, capo della protezione civile, é laconico: “abbiamo passato la giornata di giovedi a
discutere su come dare la comunicazione di una possibile nuova scossa”
(sempre su “Repubblica”).
Attenti: n
on se vi fossero i motivi tecnici sufficienti per ritenere probabile una
nuova scossa, ma cosa dire alla popolazione. Capirete, dopo l’Aquila é
un problema non da poco!
Una questione di dettaglio, insomma.
L’abbiamo scampata, questo é l'importante. Ma, a differenza di Merlo, io non mi sento affatto
sollevato.
Anzi, auspico che si faccia chiarezza, una volta per tutte, sulle teorie pseudo
scientifiche avanzate in passato (ad esempio Bendandi e Giuliani), sulla base
delle quali - non scordiamolo -furono previsti dei terremoti, che poi puntualmente
si verificarono. Che poi é il motivo dell’attuale impasse in cui la scienza é inesorabilmente
caduta.
Occorre che si abbandonino i pregiudizi - questo si! incomprensibili, caro
Gabrielli - nel tentativo di superare i limiti attuali incentrati su modelli
statistici, rivelatisi più volte fallaci.
Chi non se la sente, faccia un passo indietro.